Oggi non ho un cazzo da fare, o per lo meno non mi va di fare niente…. Assupatevi questo racconto dei Wu Ming ( che non si dica che scrivo solo cazzate).
Sul muro scrostato qualcuno aveva scritto SMRT FASIZMU con la vernice rossa.
Li avevano messi in fila lì davanti.
Dalle facce non trapelava niente. Chiuse, assenti. Come le finestre del villaggio.
Il capitano strillò l’ordine alla compagnia. I militari italiani si schierarono, fucili in spalla. Quasi tutti riservisti.
L’ufficiale era il più giovane, baffi ben curati e bustina di stoffa grigia inclinata sulla fronte.
I condannati alzarono gli occhi per guardare in faccia i carnefici. Essere certi che fossero uomini come loro. Erano abituati alla morte, anche alla propria, assuefatti da migliaia di generazioni trascorse.
Dall’altra parte occhi bassi, sensazioni riflesse allo specchio.
Le due file si fronteggiano immobili, come statue abbandonate sul prato.
Il capitano si girò verso le case e ordinò all’interprete di avvicinarsi.
-gli abitanti di questo villaggio hanno dato asilo a dei ribelli comunisti! Gli stessi che ieri notte hanno vilmente assassinato due soldati italiani! Eravate avvertiti! Chiunque offre asilo ai ribelli, chiunque offra protezione o appoggio è colpevole di collaborazionismo e pagherà con la vita!-
quando l’interprete ebbe finito, il comandante rimase fermo, gli stivali di cuoio piantati nel fango, quasi aspettasse una risposta dal grappolo di case mute.
Non un segno di vita, anche l’aria era ferma.
Urlò: - compagnia! Spall’arm!
Un movimento scomposto percorse la fila come se solo alcuni avessero recepito l’ordine e gli altri si fossero mossi di conseguenza. Un fucile scivolò di mano, - ordine diavolo porco! Ordine!-
In quel momento tre soldati si scambiarono un cenno d’intesa e girarono i moschetti. Uno alla testa del capo e gli altri due sui commilitoni.
- fermi tutti, qua non spara nessuno-
- Capponi che cazzo stai facendo!! Farina, Piras, vi mando tutti alla corte marziale-
Gli altri soldati rimasero esterrefatti. Alzate le spalle, sconcerto.
- capitano, buttate a terra la pistola-
- questa è diserzione, siete pazzi!!-
- buttate la pistola o Farina vi spara!-
l’ufficiale rimase immobile, l’arma puntata alla tempia, i denti stretti di rabbia. La velocità dei pensieri gli opprimeva il cervello.
-capitano, se lasciate la pistola vi lasciamo andare- l’altro parlò sibilando: - Capponi, io l’ho sempre detto che eri una merda di comunista. E che cosa credi di fare eh?? E voi altri??? Che cazzo fate lì impalati??? Volete essere fucilati anche voi?
Nessuno rispose. Gli sguardi si incrociarono senza trovare appiglio. Niente che suggerisse il da farsi. Sapevano solo che se avessero disarmato i compagni avrebbero dovuto fucilarli con gli altri.
Gli uomini contro il muro tenevano gli occhi sbarrati sulla scena.
- via la pistola-
la mascella dell’ufficiale era talmente serrata che non riuscì più a dire niente. Tolse l’arma dalla fondina e la lasciò cadere.
Capponi la raccolse e se la infilò alla cintura.
- ascoltate tutti quanti, chi vuole venire con noi, io Farina e Piras andiamo sulle montagne a cercare i ribelli. Voi fate come volete, ma come ha detto il capitano, se vi beccano i nostri è facile che vi fucilano, perché siete stati a guardare. E avete fatto bene perché ammazzare sta gente è roba da carogne.
I tre recuperarono gli zaini e se li misero in spalla.
-oh… un momento romagna, tu ci hai messo in questa situazione e adesso ce ne tiri fuori!-
- no compagno, in questa situazione ci ha messo il Cav. Benito Mussolini. Adesso ognuno decide per sé-
- e no’antri n’do’annamo?-
Farina prese la cassetta delle munizioni e gliela passò – venite con noi in montagna!-
- dai banditi? Ma quelli ce sparano!-
capponi scosse la testa, - non te preoccupare che non ci sparano-
[..]
Farina fece un segno a Capponi di muoversi – dai romagna.. andiamo via- i tre imboccarono il sentiero in salita di buon passo, il sardo in testa ad aprire la pista.
Il romano, senza convinzione, li seguì, incespicando e voltandosi più volte.
Gli altri non dissero niente. Gesti sconsolati. Infine uno dopo l’altro raccolsero gli zaini e si incamminarono in fila indiana dietro i primi.

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