lunedì 15 dicembre 2008

WU MING... un racconto partigiano



Oggi non ho un cazzo da fare, o per lo meno non mi va di fare niente…. Assupatevi questo racconto dei Wu Ming ( che non si dica che scrivo solo cazzate).


Sul muro scrostato qualcuno aveva scritto SMRT FASIZMU con la vernice rossa.
Li avevano messi in fila lì davanti.
Dalle facce non trapelava niente. Chiuse, assenti. Come le finestre del villaggio.
Il capitano strillò l’ordine alla compagnia. I militari italiani si schierarono, fucili in spalla. Quasi tutti riservisti.
L’ufficiale era il più giovane, baffi ben curati e bustina di stoffa grigia inclinata sulla fronte.
I condannati alzarono gli occhi per guardare in faccia i carnefici. Essere certi che fossero uomini come loro. Erano abituati alla morte, anche alla propria, assuefatti da migliaia di generazioni trascorse.
Dall’altra parte occhi bassi, sensazioni riflesse allo specchio.
Le due file si fronteggiano immobili, come statue abbandonate sul prato.
Il capitano si girò verso le case e ordinò all’interprete di avvicinarsi.
-gli abitanti di questo villaggio hanno dato asilo a dei ribelli comunisti! Gli stessi che ieri notte hanno vilmente assassinato due soldati italiani! Eravate avvertiti! Chiunque offre asilo ai ribelli, chiunque offra protezione o appoggio è colpevole di collaborazionismo e pagherà con la vita!-
quando l’interprete ebbe finito, il comandante rimase fermo, gli stivali di cuoio piantati nel fango, quasi aspettasse una risposta dal grappolo di case mute.
Non un segno di vita, anche l’aria era ferma.
Urlò: - compagnia! Spall’arm!
Un movimento scomposto percorse la fila come se solo alcuni avessero recepito l’ordine e gli altri si fossero mossi di conseguenza. Un fucile scivolò di mano, - ordine diavolo porco! Ordine!-
In quel momento tre soldati si scambiarono un cenno d’intesa e girarono i moschetti. Uno alla testa del capo e gli altri due sui commilitoni.
- fermi tutti, qua non spara nessuno-
- Capponi che cazzo stai facendo!! Farina, Piras, vi mando tutti alla corte marziale-
Gli altri soldati rimasero esterrefatti. Alzate le spalle, sconcerto.
- capitano, buttate a terra la pistola-
- questa è diserzione, siete pazzi!!-
- buttate la pistola o Farina vi spara!-
l’ufficiale rimase immobile, l’arma puntata alla tempia, i denti stretti di rabbia. La velocità dei pensieri gli opprimeva il cervello.
-capitano, se lasciate la pistola vi lasciamo andare- l’altro parlò sibilando: - Capponi, io l’ho sempre detto che eri una merda di comunista. E che cosa credi di fare eh?? E voi altri??? Che cazzo fate lì impalati??? Volete essere fucilati anche voi?
Nessuno rispose. Gli sguardi si incrociarono senza trovare appiglio. Niente che suggerisse il da farsi. Sapevano solo che se avessero disarmato i compagni avrebbero dovuto fucilarli con gli altri.
Gli uomini contro il muro tenevano gli occhi sbarrati sulla scena.
- via la pistola-
la mascella dell’ufficiale era talmente serrata che non riuscì più a dire niente. Tolse l’arma dalla fondina e la lasciò cadere.
Capponi la raccolse e se la infilò alla cintura.
- ascoltate tutti quanti, chi vuole venire con noi, io Farina e Piras andiamo sulle montagne a cercare i ribelli. Voi fate come volete, ma come ha detto il capitano, se vi beccano i nostri è facile che vi fucilano, perché siete stati a guardare. E avete fatto bene perché ammazzare sta gente è roba da carogne.
I tre recuperarono gli zaini e se li misero in spalla.
-oh… un momento romagna, tu ci hai messo in questa situazione e adesso ce ne tiri fuori!-
- no compagno, in questa situazione ci ha messo il Cav. Benito Mussolini. Adesso ognuno decide per sé-
- e no’antri n’do’annamo?-
Farina prese la cassetta delle munizioni e gliela passò – venite con noi in montagna!-
- dai banditi? Ma quelli ce sparano!-
capponi scosse la testa, - non te preoccupare che non ci sparano-
[..]
Farina fece un segno a Capponi di muoversi – dai romagna.. andiamo via- i tre imboccarono il sentiero in salita di buon passo, il sardo in testa ad aprire la pista.
Il romano, senza convinzione, li seguì, incespicando e voltandosi più volte.
Gli altri non dissero niente. Gesti sconsolati. Infine uno dopo l’altro raccolsero gli zaini e si incamminarono in fila indiana dietro i primi.

"Prova a metterci questo, se sei capace!"


Ci fu un tempo lontano in cui un padre della patria chiese ad alcuni partigiani anarchici se volevano lasciare uan qualche traccia nella Costituzione che si stava scrivedo. Uno di essi disse " prova a metterci questo, se sei capace". E scrisse su un foglio:
"QUANDO I POTERI PUBBLICI VIOLANO LE LIBERTà FONDAMENTALI E I DIRITTI GARANTITI DALLA COSTITUZIONE, LA RESISTENZA ALL'OPPRESSIONE è UN DIRITTO E UN DOVERE DEL CITTADINO"
Questo articolo, accolto in prima istanza, venne cacellato nel 1947 dalla bozza ufficiale di Costituzione per volontà ferma e concorde della DC e del PCI.
ma per noi è la sola legge valida:
ORA E SEMPRE RESISTENZA!!!

MARRAKECH EXSPRESS (invito al viaggio)






Finalmente qualcuno comincia da arrivare…
La stazione pian piano si riempie, non è la prima volta che prendo il treno da Catania, anzi. Ma ogni volta la sensazione è la stessa. Tristezza. Catania mi trasmette tristezza, non ci posso fare niente… un po’ mi dispiace ma la città non mi dice niente di nuovo, non mi suscita emozioni ne mi incuriosisce.
Ancora non sento dentro di me quel sentimento strano che si ha prima di affrontare un lungo viaggio, non saprei descriverlo bene… ma credo che sia un "melange" di malinconia, paura, inquietudine e speranza.
Sono già due ore che aspetto e dovrò aspettarne un’altra prima che arrivi la mitica freccia del sud, destinazione Milano. Qui incontrerò Filippo e Bob (spero anche Paolino… ma ci ho perso le speranze) e poi dritti all’aeroporto per prendere la coincidenza per Marrakech.

Ooohhhhhh…… finalmente giunge il mostro ferrato, sembra già stanco, sbuffa, prende fiato. È la freccia del sud, vecchia compagna di viaggio… quanti meridionali hai cullato tra le tue gelide cosce, quante volte hai accompagnato i sogni e le speranze dei tuoi ospiti lungo lo stivale… tra montagne e valli, tra neve e piagge.
Il viaggio è cominciato!!!!
Un dolore al petto si fa sempre più acuto, come un magone, come uno stimolo di vomito ma io so bene di cosa si tratta, è quel sentimento che si ha prima di partire, è il mal di viaggio.
L’odore dell’olio motore spalanca le mie narici.
I fischi del treno… le voci degli operai… le imprecazioni del capo stazione.
Entro nella cabina. L’odore è inconfondibile. Le fodere delle poltroncine sono le solite, color verde vomito; rugose e crespe. Quante volte avete consolato queste carni laceri e stanche? Quante volte mi sono addormentato come un poppante tra quei cuscini sporchi e sudati.
Il treno galoppa sulle rotaie, sembra inarrestabile; prende il decollo… sfreccia tra case ed alberi… non curante di loro sembra andar dritto alla meta, come un mulo testardo e laborioso che conosce a memoria la strada verso casa.
Il treno è freddo.
Il finestrino è uno schermo che dà sul mondo. Il paesaggio si scioglie, si amalgama in un unico insieme… non puoi assaporarlo… vittima della velocità il mondo procede a rilento mentre tu corri… sfrecci… voli.
Verso Milano, verso Marrakech.

domenica 14 dicembre 2008

SIAMO IN ONDA

La neve scende piano.

Era da tanto tempo che non succedeva, intendo guardare a testa in su i fiocchi di neve scendere dolcemente sul tuo viso. Tanti anni fa mi sarei messo a rincorrere i fiocchi cercando di acchiapparli con le bocca. Tanti anni fa!

Guardo la macchina, ferma, immobile, impietrita. Neanche ho provato ad accenderla sia perché saprò già che non partirà, il gelo di sta notte avrà bloccato gli ingranaggi, sia perché in fondo ho voglia di camminare un po’ sotto la neve… farmi una bella passeggiata.

Sono le otto del mattino, faccio un breve calcolo, dovrei essere a lavoro tra mezz’ora, la strada e lunga, farla a piedi vorrebbe dire ritardare di sicuro e poi… beh… Nevica!

Penso a me, a come sono cambiato, a come è cambiato il mondo, i modi, le persone. Sono persuaso da un caldo senso di malinconia. Penso alla mia giovinezza, gli amici.

Ho quaranta anni, ma ne dimostro molti di più. Mio moglie dice che in fondo le numerose rughe che mi contornano gli occhi ed il viso mi rendono più maturo, affascinante dice lei… può darsi, a me non danno per niente fastidio anzi, ho imparato ad apprezzarle… col tempo.

M’incammino.

Su un muro vicino alla stazione c’è scritto “ duce” e poi una croce uncinata.

Rabbrividisco, non dal freddo ma dall’indignazione! Ripenso a mio nonno, vecchio e saggio. Ogni domenica mia mamma lo andava a prendere a casa per portarlo da noi a pranzo, ricordo ancora che ogni volta nonno Franco ci radunava tutti quanti vicino a lui e cominciava a raccontarci della guerra.

Lui era un partigiano, raccontava degli agguati ai carri tedeschi e alle bande fasciste. Poi, ogni tanto si fermava… una lunga pausa di silenzio che lasciava il tempo a noi di pensare. Una volta balenò nella mente di mio nonno il ricordo di un suo amico caro morto in un agguato fascista, lui si commosse… non pianse ma era evidente la sua malinconia e poi i suoi occhi erano grandi e lucidi, non disse niente, mi guardava, fisso negli occhi, ed io capii cosa voleva dirmi, cosa voleva trasmettermi. Lui aveva patito, sofferto, ucciso per necessità, aveva attraversato momenti bui della nostra storia, si era fatto carico di una grossa responsabilità, aveva messo in gioco la sua vita per liberare l’Italia dall’odio in cui era sprofondata.

Io in gioventù raccolsi il suo fucile.

Il collettivo antifascista poteva contare su una ventina di giovani volenterosi ed impavidi. Ogni giorno ci radunavamo nell’aula C della vecchia fabbrica “paluani”. Naturalmente era occupata, ma la nostra presenza non disturbava nessuno e noi non avevamo nessuna intenzione di mollarla. Volantinaggio, manifestazioni, picchettamenti… e sì.. alle volte ci scontravamo con i fascisti.

Ieri ero sotto la doccia. Pensavo e pensavo come mi capita molto in questo periodo. Pensavo ai fatti di Genova, di Atene, di Copenaghen, di Roma.

Cosa credono di fare? Dove vogliono arrivare? Chi sono? Perché lo fanno?

Inizialmente mi convinsi che erano le classiche proteste studentesche che esplodono ogni anno più o meno intense “Qualcosa tipo due mesi al massimo e poi finisce tutto!” dicevano i mie colleghi. Io non ero tanto sicuro, o per lo meno speravo che non fosse stato così.

Adesso ne sono convinto, la protesta potrà indebolirsi ma non smetterà mai. La crisi economica produce crisi sociale. I primi che se ne rendono conto e che alzano la testa sono i giovani, gli studenti e i lavoratori precari, e su di loro che questa crisi si farà più spietata.

Per un attimo mi sento tornare in dietro con gli anni, un foco caldo brucia ancora dentro di me ma anni di lavoro schiavizzato e ubbidienza anno indebolito questo fuoco che oramai è ridotto a fiammella.

Oggi, 12marzo 2010, cammino sotto la neve e giungo finalmente sotto la sede della mia redazione radiotelevisiva.

Macchine della polizia circondano il palazzo. Decido di entrare lo stesso nello stabile attraverso un uscita secondaria.

Salendo le scale sento in lontananza le voci di Carlo e Fabiana, beh! Niente di strano visto che sono i conduttori del telegiornale ma il problema è che a quest’ora non dovrebbe andare in onda, è troppo presto, deve essere successa qualcosa.

La televisione dello studio è accesa, Carlo si collega con l’inviata da Bologna. Edizione straordinaria dice, l’Italia è in subbuglio, guerra per strada!!!

Questa mattina durante un corteo spontaneo e non autorizzato degli studenti un poliziotto ha aperto il fuoco sulla folla causando la morte di tre attivisti.

In ogni città del paese giovani di tutte l’età stanno scendendo in piazza. Cassonetti date alle fiamme, macchine incendiate e ribaltate, barricate, fumogeni e feriti.

Il premier ha decretato lo stato di polizia, presto, avvisa, nuovi rinforzi militari arriveranno nelle città in rivolta. L’ordine è di sparare se necessario.

Intontito salgo le scale e arrivo nella sala registrazioni, il capo mi accoglie ma questa volta non c’è tempo per rimproverarmi, mi consegna le cuffie.

Sono sconvolto… guardo i mie colleghi, sono tutti pronti per il collegamento… la pubblicità sta per finire… l’inviata è stata avvisata… tra due secondi sarà in diretta.

Guardo il cronometro… uno… due… tre… siamo in onda!!!