domenica 20 dicembre 2009

Il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me

credo che l'uomo sia scisso in due parti sostanziali: da una parte, il desiderio di andare oltre, al dì là della staccionata, il volere scrutare l'ignoto... questo è un desiderio mosso, appunto, da l'ignoranza verso le cose della vita, verso lo sconosciuto vivere. L'altro atteggiamento non è molto diverso dal primo, se non per il fatto che preclude lo slancio nel vuoto, evita di provare a desiderare l'oltre, preferendo accontentarsi del qui, dell'adesso e del pensabile vicino.
L'individuo ripercorre le strade della sua esistenza, un pò qui e un pò là, un pò altre.. cerca di definirsi come uomo ma si riscopre solo un elemento come tanti.
Appena nati siamo immuni alla vita, il nostro corpo non ha ancora sviluppato le capacità cognitive, razionali e morali.. e come potrebbe...
siamo i balia del tempo, siamo fragili, senza identità.
Con lo sviluppo fisico, vengono potenziate le nostre doti. Il cervello si ingrandisce e ci permette ragionamenti complessi.. a loro volta questi, ci permetrtono di dare un senso ai "sensi".
Impariamo a chiamare sasso, quel grumo duro e inscalfibile, impariamoi a chiamare mamma, quel essere che ci mette al mondo e che ci accompagna durante tutta la crescita, impariamo a chiamare cibo, gli alimenti che ci sostengono.. e così via... questa è l'evoluzione umana.
Ma ci sono quesiti che l'intelletto e la ragione non possono risolvere. Ed ecco che allora ci affidiamo all'ignoto e da questo inventiamo un modo che sia altro rispetto al noi, al razionale che ci distingue.
Inventiamo ilo cielo, inventiamo la terra, il fuoco, l'anima, gli angeli, la morte, il timore, l'obbidienza, efficacia.. e cosa più sgradevole di tutte.. inventiamo il servilismo come atteggiamento.

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